Nel 1967 nasceva il Calendario Timor, il calendario perpetuo disegnato da Enzo Mari per Danese Milano, come sinonimo di modernità e attualità. Come visual del tempo che non passa.
Nella ricerca di una linea moderna, nella semplicità delle sue componenti, nella flessibilità dell’uso della plastica e nella ricerca dell’interazione con l’utente, rappresentava un ‘misuratore del tempo’ che non perdeva mai di attualità.
“Comincio a lavorare per negazione e via via vado per eliminazione. Il modello che è rimasto in piedi dopo sei mesi è il modello prodotto. Il mio progetto consiste nel decantare, nel cercare di eliminare ciò che è inutile e falso“. Enzo Mari
Che cos’è un calendario perpetuo?
Ogni calendario perpetuo include un metodo, che attraverso un algoritmo, permette di ricavare il giorno della settimana, a partire da una qualsiasi data del calendario. Questo perché viene mostrata una data ‘composta’, che tiene conto di tutti i mesi, con le diverse lunghezze, compreso febbraio con la sua ricorrenza bisestile.
La storia del Calendario Timor
Enzo Mari progettò il Calendario Timor per la Danese Milano ispirandosi ai vecchi cartelli ferroviari degli anni quaranta, periodo in cui era ancora un ragazzo. Gli anni sessanta però erano anche l’epoca del boom economico e del consumismo del secondo dopoguerra, e Timor portava con sé, per ricerca artistica, l’idea di contrastare proprio il canovaccio di ‘usa e getta’ di quegli anni.
Inizialmente, Bruno Danese, fondatore del marchio omonimo, decise di chiamare tutti i prodotti del brand con il nome di isole. Così Timor, che significa Est, trova la sua etimologia nelle lingue maleo-polinesiache (caratteristiche delle zone Sud-est asiatico, dell’Oceano Pacifico e in Asia continentale) e deriva proprio da una delle isole dell’arcipelago indonesiano.
Il design del Calendario Timor
Timor è un calendario perpetuo da tavolo in PVC. Si struttura su un perno stampato in ABS (acrilonitrile-butadiene-stirene), alle quali sono legate la palette del mese, del numero e del giorno della settimana, per tramite di fascette apribili a ventaglio. E’ stato realizzato in bianco e in nero e reso disponibile in italiano, francese, tedesco e inglese. Il font scelto era Helvetica, sinonimo di leggibilità e immediatezza, sia per Mari che per l’azienda. Misurava 17 cm in larghezza totale, 16 cm in altezza e 9 cm in profondità.
Il materiale plastico
La decisione di Mari di utilizzare un materiale plastico fu definita in base alle possibilità tecniche offerte e alla modernità del prodotto. La plastica, a quel tempo, era considerata simbolo di libertà, uguaglianza e democrazia, che, nel calendario, riecheggiavano nelle caratteristiche di flessibilità, lavabilità, componibilità e trasformabilità.
L’intenzione di ‘dedicare tempo’ al tempo
Il calendario Timor nasceva anche nell’ottica di coinvolgere l’utente con un messaggio simbolico. Infatti, quotidianamente, il consumatore doveva interagire con esso per aggiornare mese e giorno. un tempo che non viene mai speso inutilmente, in quanto sta proprio nel suo interesse essere a conoscenza della data attuale.
La linea artistica di Mari: tra fascinazione e ispirazione degli animali
La linea artistica di Mari, che ritroviamo nella progettazione delle sue opere, si rifà costantemente alla sua ammirazione e fascinazione per le forme stilizzate degli animali. Ed ecco che anche nel Calendario Timor, oltre all’ispirazione data dai cartelli ferroviari, ritroviamo, nella posizione a lamelle chiuse, quasi l’evocazione della testa e del becco del pellicano. A lamelle aperte, invece, fa pensare alla ruota del pavone, quando apre la coda, e infine, quando le lamelle sono aperte a mezzo, richiamano la forma della cresta del gallo.
Gli altri calendari di Enzo Mari per Danese Milano
Il Calendario Timor fu solo l’ultimo dei calendari disegnati da Mari per l’azienda milanese. Primo, in ordine cronologico, era stato Bilancia, il calendario da parete progettato nel 1959, in legno e per stampa serigrafica. La sua struttura si basava su un gioco di equilibri, ribaltando il concetto della bilancia e applicandolo invece al concetto di misurazione del tempo.
Poi, nel 1963, Enzo Marzi disegnò Formosa, ancora un calendario da parete in alluminio e fogli in PVC, usando anche per questo il font Helvetica. Ecco come la misurazione del tempo diventava, progressivamente, icona di design. Così il design non rimane mai mera progettazione, ma ricerca e indagine, che incarna le suggestioni di un pensiero, in fondo, senza tempo.
Camilla Pieri
@Stiledesign. Riproduzione riservata
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