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Una rivoluzione del concetto di abitare: la Wassily Chair

Tra arte e architettura, tra sogni e speranze di un secolo “ruggente”, nacque una rivoluzione del concetto di abitare: la Wassily Chair.

Erano gli anni ’20. I ‘Roaring Twenties’ del progresso: quelli dell’automobile, del cinema, della radio. Gli anni in cui prende piede il Dadaismo, l’Art decò e il surrealismo di Breton. Negli Stati Uniti d’America esplodeva il jazz e le suffragette iniziavano ad affacciarsi, rivendicando l’emancipazione femminile.

L’economia prosperava, la Grande Guerra era appena finita e tutto sembrava sfavillare di nuova luce, persino nella moda. C’era voglia di ripartire. In quegli anni, Francis Scott Fitzgerald pubblicò Il grande Gatsby, che descriveva mode e vizi della media e alta società. E in questo panorama di paillettes e di ALFA (presto Alfa Romeo) tirate a lucido, venne progettata la sedia oggetto di quest’articolo.

Foto di Luistxo by Wikimedia Commons (Attribution-Share Alike 4.0 International license.)

Un nuovo concetto di arredamento: il peso della leggerezza

Nel 1925 l’importante architetto e designer Marcel Breuer, decise di rivoluzionare il concetto di arredamento moderno con i suoi mobili in tubolare metallico. Tra questi, appunto, la Wassily Chair. Nella reinterpretazione moderna delle voluminose club chair di uso quotidiano all’epoca, si ispirò alla semplicità e alla leggerezza dei tubi metallici della sua bicicletta Adler.

Tubo metallico usato elegantemente per la scocca, modellato dal designer in maniera continua, senza innesti ne interruzioni, e l’eisengarn (materiale tessile). L’einsegnagarn,  viene prodotto con cotone trattato con paraffina e cera, che poi viene spianato su una macchina che rifinirà il filato.

Materiali mai usati prima d’ora nell’arredamento, che creano una sedia in cui il sedile, lo schienale e le braccia in einsengarn morbido e robusto, vengono agganciate su una struttura a gabbia portante. Gli elementi sembrano fluttuare nello spazio. Sedendosi su una Wassily il corpo non ne toccherà la struttura metallica.

Foto di Nicolas Vadilonga (Fickr) 2.0 Generic (CC BY-NC-ND 2.0)

Breuer ha parlato della sedia come del suo “lavoro più estremo . . il meno artistico, il più logico, il meno ‘accogliente’ e il più meccanico.” Una sedia leggera e resistente che riuscì a rivoluzionare lo stile dell’abitare, in cui gli arredi possono ora essere prodotti in serie, così come qualsiasi oggetto industriale.

Con Breuer così nacque il nuovo concetto di heavy lightness: la rappresentazione della leggerezza con l’utilizzo di materiali associati alla pesantezza.

Una rivoluzione del concetto di abitare: la Wassily Chair – l’icona

Marcel Breuer, architetto e designer di origine ungherese, fu studente e poi docente di falegnameria e della lavorazione dei metalli alla scuola del Bauhaus, influente scuola tedesca di arte moderna, architettura e design a Dessau, fondata da Walter Gropius.

Foto di vil.san (Fickr) (CC BY-ND 2.0)

Mentre i maggiori esponenti del movimento moderno e del razionalismo erano impegnati nella ricerca di nuovi materiali, esplorando potenzialità e limiti, Breuer progettò la Wassily per la residenza a Dessau del celebre pittore astrattista Wassily Kandinskij, dal quale poi prese il nome. In quegli anni la sedia veniva prodotta dalla Thonet, azienda viennese pioniera nell’industria del mobile e chiamata inizialmente Model B3 Chair.

Da quel momento, l’artista viennese si affermò come grande architetto, iniziando a disegnare palazzi e grandi costruzioni, per poi trasferirsi a New York., lasciando in disparte la Model B3 Chair. Fu proprio negli Usa che incontrò Dino Gravina, celebre imprenditore italiano, che convinse Breuer a rimettere la sedia sul mercato e a cambiarle nome.

Nacque così la Wassily Chair, che, nel 1962, venne rilanciata per la seconda volta sul mercato, arrivando a diventare una delle icone del design moderno.

La Wassily Chair si trova anche al MoMA di New York, donata da Herbert Bayer, proveniente dalla scuola del Bauhaus.

L’evoluzione del pensiero artistico di Breuer nelle sue opere

Come riconoscere una vera Wassily Chair?

Una vera Wassily sicuramente avrà le estremità saldate con cura e una struttura robusta tubolare. Tratti inconfondibili dell’originale il logo Knollstudio e la firma di Marcel Breuer. Attenzione ai tappini di plastica presenti alle estremità: segno inequivocabile di un’imitazione.

Camilla Pieri

@Stiledesign. Riproduzione riservata

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